Il pregio è di aver tenuto fede ad un’aspettativa di impostazione sonora di altissimo livello. Non
solo è registrato con la massima cura (e con una gestazione simile non
era possibile diversamente) ma è soprattutto ricercato e bilanciato: non
c’è una nota né un suono che non siano stati voluti e calcolati. Serve
un ascolto concentrato per non perdere pezzi e sfumature.
Il
grande difetto è che con tredici anni una band di questo calibro non ha
messo in piedi neanche un briciolo di autentica innovazione.
Hanno
sempre spaccato, ma il salto compiuto tra Aenima e Lateralus, quello
che ci fece rimanere a bocca aperta fin da subito, stavolta non c’è
stato.
Detto
questo, si tratta di un lavoro gigantesco. Dieci tracce suddivise tra
brani veri e propri, ognuno dei quali sopra i dieci minuti (anche molto
sopra), e composizioni d’atmosfera.
Tra di esse spicca "Invincible", ossessiva e martellante, senza nulla togliere alla title-track e alle altre composizioni lunghe.
Nell’insieme c’è una sorta di richiamo alla psichedelia, sia nella dilatazione temporale che nelle suggestioni acustiche.
Tra di esse spicca "Invincible", ossessiva e martellante, senza nulla togliere alla title-track e alle altre composizioni lunghe.
Nell’insieme c’è una sorta di richiamo alla psichedelia, sia nella dilatazione temporale che nelle suggestioni acustiche.
Come
è sempre accaduto nella storia del gruppo californiano, l’album è un
portale che apre all’ascoltatore un immaginario totalizzante e
sostanzialmente oscuro, angoscioso. Tuttavia in Fear Inoculum le scelte
ritmiche creano anche una proiezione selvaggia, quasi tribale, in questa
oscurità. Poco respiro, rare concessioni oltre l’essenziale, una
cupezza cerebrale, geometrica, eppure un risultato niente affatto
freddo.